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Paragrafo 4.

MORFISMI

Se la (x) porta da un simbolo ad un altro simbolo (o da un simbolo a un gruppo di simboli o combinazioni varie) è comunque risaputo che c'è modo e modo di compiere la trasformazione. In effetti, ci sono simboli che tendono a trasformarsi in altri simboli quasi "spontaneamente". Ad esempio, una n può facilmente essere confusa con una m per vari motivi: a causa della scrittura in corsivo, oppure per una assonanza, cioè, uno dice "enne", ma nel contesto del teorema è pure presente una "emme" e così non si sa più se scrivere n o m, e via di seguito. Si parla allora di morfismi.

Definizione 6.4.
Un simbolo è morfizzato in un altro (è compiuto un morfismo) quando viene in esso trasformato ed entrambi fanno parte della lista di Goodman.

Stanley H. Goodman era emerito dottore in Fisica Nucleare, docente ordinario all'Università Statale di Craca-Toa, in Malaysia. Nell'occuparsi di uno studio riguardante la fusione nucleare, si accorse che gli appunti presi in un certo giorno differivano sempre per qualche simbolo da quelli del giorno prima e quindi anche da tutti quelli dei giorni precedenti. Ad esempio, il mercoledì scriveva T per indicare la temperatura e il giovedì T era perché T era diventato il tempo. Volle documentarsi e scoprì gli scritti di Kronsky sull'Arbitrarietà, che gli furono presentati da McBowd e Ry, ma, alla richiesta di Goodman di poter conoscere di persona Kronsky, i due fecero orecchio da mercante. Così, suo malgrado, Goodman abbandonò gli studi di Fisica e divenne per un certo periodo ennanalista. Svolse ricerche sulle più frequenti trasformazioni di simboli dovute all'Arbitrarietà della Simbologia e stilò la lista che porta il suo nome. Per maggiori ragguagli sulla vita e le opere di S. H. Goodman si veda l'Appendice 3.

Qui di seguito riportiamo parte dei morfismi contenuti nella lista di Goodman.

n, m, n, , n va spesso in m e/o e/o u; è assonante con n e con u; m è assonante con n;
p, , q si confondono meglio se il pennarello è chiaro;
v, se la v sè pronunciata come "vu", fanno assonanza; se si riesce a tenerle abbastanza separate, la confusione è totale;
, g, y, q specialmente se scritte in corsivo;
T, , T dove T è la tau maiuscola;
, A, dove è la lambda maiuscola e è la delta maiuscola;
c, e
0 (zero), O (o maiuscola)
w, dove è la omega minuscola, gettonatissima;
k, h, l
i, j ottime per i gessetti a punta grossa;
, fi e psi minuscole;

Commento di Rick Hunter: È da notare che questi morfismi non sono solo una curiosità, in quanto, di regola, i simboli simili viaggiano sempre insieme. Ne sono esempi eclatanti la m e la n usate spessissimo addirittura come indici nella stessa formula; del resto non ci è mai capitato di vedere una discussione contenente la non accompagnata da una p, ed è da notare che con certe scritture non proprio ortodosse sono assolutamente indistinguibili; che dire poi di e , semplicemente non possono esistere l'una senza l'altra. Queste tristi considerazioni hanno come ovvia conseguenza il sorgere della domanda: "Perché?". La risposta non possiamo essere noi a darla, ma dovrebbe essere data dai responsabili di tutto ciò; tronchiamo qui il dilemma perché pone questioni di tipo non matematico, ma piuttosto psichiatrico e quindi non appropriate per gli scopi di questo libro.

Una nota interessante è quella che riguarda l'utilizzo di uno stesso simbolo con significati diversi, ad esempio k è la costante di Kronsky ed è anche la costante di Boltzmann in taluni testi; sarà difficile che troviate l'una e l'altra sulla stessa pagina, più in generale sullo stesso libro, ancor di più nello stesso teorema, ma k è una lettera molto usata, come ben sapete...
Questo particolare tipo di morfismo è detto automorfismo.

Osservazione.
I termini "morfismo" e "automorfismo" sono utilizzati anche in Algebra e in Geometria, con accezioni diverse; questo è un bell'esempio di modifica descrittiva dell'enunciato, di cui si tratterà nel prossimo Paragrafo.
L'aspetto più interessante della cosa è che Goodman questo non lo sapeva... (vedi sempre l'Appendice 3).


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