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CAPITOLO QUARTO
GLI ERRORI INCALCOLABILI
 
Paragrafo 1.
QUANTITA'.
Vogliamo entrare subito nel merito della materia, introducendo alcune definizioni basilari, necessarie per definire il contesto nel quale vogliamo muoverci.
Definizione 4.1. (Quantità canonica)
Dicesi quantità (canonica) un elemento che può essere misurato o numerato.
Il concetto di quantità cosí definito risulta purtroppo limitativo per le
nostre intenzioni: occorre stabilire una definizione di quantità che sia molto piú generale
e che investa elementi non direttamente apprezzabili dal punto di vista di una misura o di
un numero. In parole povere: voglio poter quantificare anche quantità che non siano misurabili o
numerabili ovvero quantificabili. Certo, immaginarsi una quantità che non sia quantificabile
potrebbe sembrare difficoltoso anche per una mente malata come può essere quella di chi ha scritto
queste righe, ma in realtà si tratta di un passaggio abbastanza elementare. Il primo ad ipotizzare
l'esistenza di quantità non quantificabili fu Abraham Iccut (1944 - 19xx, dove xx è un numero
di due cifre a piacere, tanto piú piccolo quanto piú può esservi antipatico il signor
Iccut; ciò non significa che non sia ancora morto e che qualcuno possa renderlo tale, semplicemente
da quando se ne è uscito con alcune sue invenzioni non se ne è saputo piú nulla, anche
a causa della scarsa considerazione con cui hanno cominciato a trattarlo i suoi colleghi; in ogni caso, se
decidete di assegnare un qualche valore a xx ricordatevi di fare attenzione che non sia piú piccolo
di 44 altrimenti c'è il rischio che Iccut prima o poi risorga dalla tomba, con gravi conseguenze...)
tornando a noi (dannate parentesi) dicevamo, Abraham Iccut, professore emerito (emerito deficiente) di
Metàmatematica (l'altra Metàfisica) all'Università di Calcutta, che realizzò
piú tardi, sulla base delle cognizioni acquisite sulle quantità e sugli errori, l'omonima
macchina (vedi piú avanti, paragrafo 5). Iccut suppose di dover quantificare il numero di errori che
commetteva durante le sue spiegazioni, suddividendo negli 8 casi:
Assioma 4.1 (di Iccut)
Ogni errore, in quanto tale, è una quantità non quantificabile.
Come avrete notato, abbiamo preferito dare una descrizione intuitiva del concetto di
quantità non quantificabile, in particolare ponendola in contrasto con la quantità canonica,
che è sempre una quantità nota e tangibile, al contrario di una non quantificabile che rimane
sempre ignota e difficilmente approssimabile.
Giungiamo cosí, insieme al professor Iccut (ma probabilmente qualcuno ci sarebbe arrivato anche
senza di lui, e molto piú volentieri) ad una presa di distanze dalla comune teoria degli errori, di
cui piú avanti verranno ripresi alcuni concetti, considerando errore una qualunque affezione non
calcolabile di una misura di una quantità canonica.
Si usa dare la definizione
Definizione 4.1.
Si indica con il termine errore improprio un errore maggiorabile da una quantità canonica
o comunque in qualche modo (anche empirico) valutabile.
L'errore propriamente detto è invece quello descritto nelle righe precedenti.
Dal fatto (ovvio) che una quantità non quantificabile sommata ad una quantità qualunque
dà luogo ancora ad una quantità non quantificabile e dall'assioma 4.1, si ha il
Dilemma 4.1.
Una quantità (misura, numero, etc.) affetta da errore è una quantità non
quantificabile.
Cosicché, come si vedrà piú rigorosamente in seguito, una qualsiasi
quantità oggettiva che risulti in qualche modo "sporcata" da un errore diviene una
quantità assolutamente ignota.
Il presente capitolo si occupa dunque degli errori in senso stretto, quelli che, nel gergo degli addetti ai
lavori e per via di ragioni storiche, vengono comunemente (ma imprecisamente) chiamati errori
incalcolabili: ciò soprattutto a causa del professor Iccut, che fortissimamente volle tale dizione
e per la quale subí pubblica fustigazione nell'atrio della Facoltà, il giorno 1/4/1977.
 
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